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Trento vara fondi speciali

di Daniele Lepido

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21 ottobre 2008

Combattuto ai tempi del laissez-faire, evocato in queste ore per tenere in piedi il sistema. Torna alla ribalta il ruolo del pubblico a sostegno dell'economia, per colpa della crisi dei mercati e delle tensioni sulla liquidità. Un aiuto che prende forma non solo nell'intervento degli Stati centrali ma anche in quello diretto delle Regioni e delle Province, scese in campo per sorreggere da un lato le imprese soffocate dai parametri (divenuti) insostenibili di Basilea 2, e dall'altro le famiglie, sulle quali pesa il macigno dei mutui a tasso variabile.

In questo contesto la Provincia autonoma di Trento sfida il timore e tremore delle Borse e approva una serie di provvedimenti a favore del mondo produttivo che valgono complessivamente 335-350 milioni di euro. In attesa delle elezioni, slittate dal 26 ottobre al 9 novembre dopo la decisione del Consiglio di Stato di escludere dalle consultazioni l'Udc (accogliendo un ricorso della Lega Nord), il presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai, spinge sul credito con l'obiettivo di ridare ossigeno alle aziende del territorio.

Il punto di partenza è il potenziamento della Cassa del Trentino Spa, una sorta di Cdp locale che è appena stata oggetto di un aumento di capitale da 5 milioni di euro da parte della Provincia, che ne ha anche acquisito il controllo diretto. Tutto il resto segue un unico filo rosso: «La costituzione di fondi speciali presso i consorzi fidi – spiega lo stesso Dellai – in grado di attivare già dai primi di novembre uno stanziamento da 12,5 milioni di euro per rinegoziare le esposizioni finanziarie delle imprese, trasformando i debiti a breve in mutui a 5-10 anni per un valore totale di 125 milioni».

Il tutto con un tasso che dovrebbe aggirarsi, secondo i tecnici della Provincia, intorno al 3,80%, «con un abbattimento del costo di esposizione di almeno due punti e mezzo e quindi con un taglio conseguente del 50% delle spese finanziarie dell'impresa».
La seconda iniziativa riguarda invece un'immissione di liquidità di 190 milioni di euro destinata al settore pubblico, che all'Amministrazione dovrebbe costare in interessi circa 400mila euro: soldi che servono per pagare le forniture o gli stati di avanzamento lavori, solo per fare un paio di esempi, garantendo che il network economico-finanziario non abbia intoppi.

«In realtà in Trentino le banche non hanno mai avuto grossi problemi a finanziare le imprese – continua Dellai – ma noi siamo voluti intervenire ugualmente in modo rapido con una misura molto concreta, che dà la possibilità di vivere con più tranquillità una stagione non facile per l'accesso al credito». L'altro legame forte che si vuole rinsaldare è quello tra la Cassa del Trentino e il Mediocredito, che di norma fa provvista sui mercati internazionali. «A questo scopo – dice il direttore Ivano Dalmonego, dirigente generale del dipartimento Affari finanziari della Provincia autonoma di Trento – la nostra Cassa, forte del rating elevato (la mitica tripla A, secondo Fitch e Moody's) e dei rapporti privilegiati con importanti istituzioni finanziarie, assicurerà iniezioni di liquidità a tassi vantaggiosi per un volume di risorse nell'ordine di 50 milioni di euro (che rientrano nel novero dei sopracitati 190 milioni, ndr)».

C'è poi tutto il capitolo relativo alle famiglie, con una buona copertura sui tassi dei mutui (4 milioni di euro) e sui costi dell'energia (15 milioni). Per i finanziamenti prima casa la Provincia di Trento ha varato una serie di iniziative che riguardano circa 4mila famiglie, nel caso in cui la rata superi del 10 o del 15% il tasso iniziale, fino a un reddito complessivo di 49mila euro (l'esempio è di un nucleo familiare formato di quattro persone). Sul fronte energetico, invece, si parla di contributi una tantum che variano da 250 a 900 euro, da destinare alla bolletta del riscaldamento. Esempi che dimostrano come la forza del territorio sia in grado di arginare i tracolli internazionali.

daniele.lepido@ilsole24ore.com

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